Cambiamento e innovazione nelle PMI: intervista con Edoardo Landi, Innovation Manager

Cambiamento e innovazione nelle PMI: intervista con Edoardo Landi, Innovation Manager

Che cosa significa innovarsi? Spesso le aziende credono che per beneficiare dei vantaggi apportati dall'innovazione sia sufficiente aggiornare gli strumenti di lavoro quando necessario. In realtà, l'innovazione è un processo continuo, in cui i cambiamenti tecnologici si intrecciano ai cambiamenti gestionali e organizzativi. E, con il giusto approccio, permette di migliorare le performance di lavoro di un team. Abbiamo fatto qualche domanda sul tema a Edoardo Landi, Innovation Manager e consulente nell'ambito della digitalizzazione dei processi aziendali da settembre 2019. Dopo oltre 10 anni di esperienza professionale nell’ambito, Edoardo decide di iniziare il lavoro autonomo: nasce così il suo brand "analogico.io". Ci siamo fatti raccontare quali sono i timori e le difficoltà incontrate dalle imprese che si apprestano ad affrontare la sfida più grande: quella dell'innovazione.

Perché analogico.io? Ci racconti un po’ di cosa ti occupi?

Dopo alcuni anni di lavoro in azienda nell’ambito di sviluppo software e gestione dei servizi ICT, ho deciso nel 2019 di iniziare il mio lavoro da freelance, per dare supporto alle aziende nell’affrontare il cambiamento tecnologico in atto. Di fatto cerco di eliminare i file Excel e le mail interne nelle attività quotidiane, a favore di soluzioni che possano trasferire la conoscenza dalle persone alle organizzazioni. Lavoro quindi in due ambiti, da un lato cerco di introdurre sistemi flessibili per l’organizzazione del lavoro, la gestione della comunicazione e la condivisione delle informazioni, dall’altro di introdurre sistemi gestionali per strutturare e automatizzare i processi aziendali.
L’idea di analogico.io è figlia di una necessità semplice, quella di avere un dominio per attivare dei servizi business relativi ai tool che utilizzo e di avere un piccolo sito web dove presentare il mio lavoro.
Ammetto di non essere un creativo, il nome “analogico.io” voleva trasmettere l’idea di essere un convertitore fra il mondo analogico, quello in cui viviamo, e quello digitale, rappresentato dagli strumenti con cui ci interfacciamo per il lavoro e non solo. Non a caso l’estensione è .io, che ricorda gli 1 e 0 del codice binario ma anche la trasmissione dati in Input e Output da e verso i sistemi digitali. Sì lo so, è molto nerd.

In che cosa consiste il tuo lavoro nelle aziende, da un punto di vista operativo?

A seconda delle aziende e degli interventi di digitalizzazione necessari propongo l'introduzione di strumenti differenti. Operativamente effettuo sempre una fase di assessment per comprendere le esigenze del cliente, che poi supporto nella fase di design dei servizi, eventualmente anche aiutando a svolgere la software selection. Segue poi una fase implementativa con la configurazione del servizio/tool e di training e coaching per la formazione utenti. Questo processo può essere più o meno strutturato, a seconda della complessità da affrontare. Nel percorso cerco sempre di fornire alcuni tips generali, anche con riferimento al DigComp 2.1, il framework Europeo per le digital soft skill, riguardo ad esempio al problem solving o alla gestione delle password. Il mio obiettivo è sempre quello di eliminare le operazioni a basso valore aggiunto e di fornire strumenti e dati che possano essere di supporto alla strategia aziendale.

Qual è il livello di digitalizzazione delle aziende con cui ti confronti?

Cambia molto da cliente a cliente, a volte mi ritrovo in ambienti molto tradizionali, con persone che magari lavorano con la stessa metodologia e gli stessi strumenti da 20 anni, a volte sono invece startup in crescita rapida, con un alto livello di digitalizzazione, ma che hanno implementato soluzioni software senza una strategia e si ritrovano con molti tool ma privi di integrazioni e con diversi doppioni funzionali.

Qual è il livello di digitalizzazione PMI?

L’Italia è un Paese con grandi eccellenze ma con un livello medio molto basso, secondo l’OCSE siamo penultimi in Europa per alfabetizzazione digitale e questo si riflette nelle aziende. Molti miei clienti sono aziende in trasformazione, dove è avvenuto un cambio di governance a favore di una generazione più giovane che normalmente è più consapevole del deficit digitale, se la governance non avverte l’esigenza di un cambiamento, anche qualora si rivolgessero a me, probabilmente si fallirebbero gli obiettivi.

Quali sono gli ostacoli che incontri verso il cambiamento? Come li aggiri?

Il problema principale è la resistenza al cambiamento, che in genere è più alta in chi ha lavorato nello stesso posto e nello stesso modo per parecchi anni. Ho uno slogano che ripropongo spesso: “se lavori in questo modo da tanti anni molto probabilmente oggi esiste un modo migliore per fare le stesse cose”. L’approccio culturale è alla base di tutto, ormai dobbiamo rassegnarci che il cambiamento non è una scelta e che siamo destinati a doverci aggiornare nelle nostre competenze come a nessuna generazione rpecedente era capitato. Cerco sempre di responsabilizzare le persone verso questi temi, a volte eseguo affiancamenti specifici e dove c’è l’opportunità individuo una persona in azienda che possa fornire supporto ai proprio colleghi. Quando però un team si mette in marcia, chi rimane più indietro poi cerca di recuperare, bisogna solo dare inzio al movimento.

Quali sono i feedback delle aziende dopo l'implementazione di nuovi strumenti digitali?

In genere molto positivi, eseguo sempre un questionario di gradimento e non ho avuto mai dei feedback negativi. Gli interventi che porto avanti di solito sono ad alto impatto sull’operatività quotidiana e superate le prime difficoltà nessuno è mai tornato indietro. In una azienda la responsabile delle operation mi ha confessato che all’inizio del progetto, quando ho proposto le soluzioni che ritenevo opportune, ha pensato fossi un folle, che quell’azienda, che come tutte si sentiva speciale, non avrebbe mai potuto lavorare in un modo differente da quello a cui erano abituati. A distanza di un paio di anni non riusciva a capacitarsi di come potessero gestire i loro progetti con i vecchi strumenti.

 

Edoardo è un Innovation Manager, che dopo aver lavorato come product owner nello sviluppo software e come responsabile della gestione del ciclo dei servizi IT in ambito aziendale, effettua oggi interventi di consulenza a supporto di PMI e start up. Oltre al focus sui processi di business e sui sistemi gestionali, il loro design e la loro integrazione, si occupa di introdurre metodi e strumenti agili per il lavoro dei team: l'organizzazione del task, la gestione della comunicazione e la condivisone delle informazioni con i relativi tools a supporto sono gli strumenti per la creazione di valore e il miglioramento della qualità del lavoro e del tempo, eliminando le attività a basso valore aggiunto.

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