Chat&Chips con Massimo Botte, Ceo di BeSafe Group.
Qual è il segreto per fare impresa? Qual è l'ingrediente fondamentale, che non va dimenticato se vogliamo arrivare al successo? Un'unica risposta a questo interrogativo così complesso non c'è. Però possiamo dire con sicurezza che lavorare sulla vision e creare una cultura aziendale basata sui valori che si portano avanti è il primo passo da fare per andare nella giusta direzione. La vision è un po' il dna della tua azienda. Ma non deve rimanere soltanto una dichiarazione d'intenti! Compito dell'imprenditore è renderla tangibile, trasformarla in un metodo di lavoro condiviso, in un approccio comune. Perché non basta correre insieme verso lo stesso obiettivo: bisogna anche mantenere la stessa velocità, la stessa tecnica.
Lavorare in questo modo non è semplice. Costruire un team coeso richiede parecchio tempo. Tuttavia è un atteggiamento che sul lungo periodo ripaga. E Massimo Botte, founder di BeSafe Group, ce lo conferma. La sua è un'azienda che offre servizi di consulenza nell'ambito della sicurezza sul lavoro e si propone sul mercato con un approccio innovativo. Massimo rappresenta un punto di vista autorevole nel panorama della piccola e media imprenditoria italiana. Oggi l'abbiamo incontrato e gli abbiamo chiesto di raccontarci cosa significa per lui fare impresa.
Loris (co-founder Limo Comunicazione): Lavorare senza mai smentire l'identità della tua azienda né i valori in cui credi. Questo modo di fare impresa come ha aiutato il tuo business?
Massimo (CEO BeSafe Group): Per me, l'imprenditoria è una questione di fiducia. Nei confronti dei tuoi dipendenti, dei tuoi partner e anche dei clienti. Quindi il mio lavoro, sia nella quotidianità sia sul lungo periodo, si basa su questo valore. Con i miei collaboratori condivido vision, idee e progettualità: c'è un orizzonte condiviso, un obiettivo che tutti vogliamo portare a casa. Ogni persona ci mette del suo nei progetti, li fa suoi. BeSafe diventa così un'azienda portata avanti da tutte le persone che la compongono, a volte non solo quelle interne al team ma anche dai collaboratori esterni. E quando un numero così grande di persone si prende a cuore l'andamento delle attività, l'imprenditore sente meno il peso sulle spalle e la sua impresa va avanti quasi da sola. Questo, ovviamente, è un grande vantaggio.
Loris: A livello più pratico, questa mentalità aiuta ad essere più produttivi?
Massimo: Sì, una maggiore produttività è un risultato che si ottiene lavorando in un ambiente organizzato in questo modo. Il mio obiettivo, però, non è creare un team che lavora di più, ma che lavora meglio. Ottimizzando le metodologie e lavorando sulla collaborazione, sulla partecipazione e sul networking, l'aumento della produttività diventa una conseguenza.
Loris: Essere produttivi è una questione di attitudine. Ma qui non parliamo di produttività intesa solo in termini quantitativi, giusto?
Massimo: Esatto. Per me essere produttivi non significa soltanto aumentare la propria capacità di realizzare qualcosa, ma si traduce anche con l'essere più proattivi. E sentirsi parte di un ambiente ben strutturato anche dal punto di vista sociale ti permette di essere coinvolto in quello che fai e di produrre di più in termini qualitativi, perché si ha voglia di aiutare i colleghi. Non importa se quello che stanno facendo non è strettamente compito mio: aiuto chi lavora insieme a me, mi chiedo se una cosa possa essere fatta meglio. Ci si stimola a vicenda e si propongono spunti di riflessione e di approfondimento. Ed è in questo momento che l'imprenditore non viaggia più da solo, perché tutti si sentono parti attive, coinvolte e collegate di un'unica realtà.
Loris: Aver costruito un team fondato sulla fiducia si è rivelato provvidenziale in questo periodo, in cui siamo costretti a lavorare da casa. Non tutti gli imprenditori si fidano dei propri dipendenti. Anche se le modalità di lavoro, soprattutto in piccole e medie imprese, sono sempre più orizzontali e non gerarchiche, che consigli daresti per costruire un rapporto di fiducia con i loro dipendenti?
Massimo: In un team dove la gestione è orizzontale, i primi a dare fiducia sono i dipendenti. Io mi metto sempre a disposizione delle mie risorse, gli mostro il mio modo di lavorare, spiego come affrontare eventuali problemi e gestire ogni situazione. Quindi si crea un rapporto dove i dipendenti per primi si fidano di te, del tuo approccio al lavoro. Di conseguenza poi io mi fido di loro, so che riusciranno a prendere le giuste decisioni perché ho fornito loro gli strumenti per farlo. Il mio compito è rendere il più possibile autonomi i miei collaboratori e così come loro si sono fidati di me, abbracciando i valori dell'azienda e il mio metodo di lavoro, io mi fido di loro perché so che li applicheranno. A questo punto che si lavori in smartworking o in presenza cambia poco, è un fattore relativo. Ciò che conta è che ci siano questi valori condivisi.
Loris: Riesci a far passare la tua visione dell'imprenditoria e del team ai tuoi clienti? Loro percepiscono questo tuo modo di lavorare come un vantaggio?
Massimo: Sono sincero, non so fino a che punto i clienti riescano a percepire le dinamiche interne a BeSafe. Tuttavia se si può contare su un team strutturato e si ripone piena fiducia nei propri collaboratori, i clienti ne beneficiano. Io coinvolgo fin dall'inizio ogni nuova risorsa del team anche nel rapporto con i clienti. Cerco di fare in modo che tutti partecipino attivamente e siano coinvolti. Piano piano anche le new entry incominciano a gestire uno o più clienti autonomamente, mettendoci del loro. E questo è molto apprezzato da chi sta dall'altra parte, che si interfaccia in modo semplice e diretto con un'unica persona di riferimento e non con due o tre. Solo con i clienti più complessi o più grandi ci sono anche io in gestione diretta.
Loris: Quindi l'organizzazione del tuo team si riflette sulle modalità in cui operi.
Massimo: Sì, i clienti apprezzano il team di BeSafe per via della nostra disponibilità. Li seguiamo fino alla soluzione del problema e qui si vede come noi gestiamo l'impresa, a livello di risposte e sostegno ai clienti siamo sempre sul pezzo.
Poi ci sono clienti che continuano a vederci come un servizio legato a un aspetto burocratico economico, ma la maggior parte per fortuna no.
Loris: Ecco, mi aggancio a quest'ultima cosa che hai detto per farti una domanda. Tu lavori con norme, burocrazie, obblighi di legge. Questa componente è forte nel tuo ambito, ovviamente, ma tu cerchi di affrontarla in una maniera diversa, eviti di far leva sulla paura e sul rischio delle sanzioni. Tu spieghi che un'azienda che investe sulla sicurezza aumenta il suo valore competitivo, coglie un'opportunità. Trovi che gli imprenditori siano predisposti all'investimento e alla crescita o puntano a fare solo il "minimo indispensabile" richiesto dalla legge?
Massimo: È difficile darti una risposta univoca. Dalla mia percezione, posso dire che tutto dipende dalla visione dell'imprenditore che ho di fronte. Come sai, ci sono imprenditori che investono nell'impresa per crescere, mentre altri provano a stare in piedi senza fare troppo. Spesso sono queste ultime sono persone meno aperte al cambiamento e non capiscono le opportunità e gli aspetti di incentivazione che io gli sto portando. Poi c'è chi invece gestisce la sua impresa in modo più propositivo ed entusiasta. Infine, la via di mezzo: sono gli imprenditori che ti ringraziano se gli porti un vantaggio ma puntano più al risparmio diretto sul costo che a investire di più. Ecco, queste sono le tre casistiche con cui mi confronto abitualmente.
Loris: Mi viene spontaneo chiederti: quale predomina?
Massimo: Probabilmente coloro che vedono la sicurezza come un obbligo. Sono invece i clienti più grandi e strutturati, che abbracciano le opportunità che gli portiamo ad ottenere poi economicamente dei bei vantaggi. È con loro che possiamo puntare su fondi e incentivi. Non mancano però le eccezioni: abbiamo clienti piccoli che però sono "sul pezzo" a livello imprenditoriale.
Loris: Tu lavori molto con collaboratori esterni e con altre società anche simili alla tua. Tra realtà imprenditoriali simili c'è la volontà di fare sinergia o trovi che ognuno pensi al proprio orticello? C'è paura ad aprirsi per timore di perdere potere con i propri clienti? Come funzionano queste dinamiche tra voi consulenti di sicurezza?
Massimo: Anche in questo caso, generalizzare è difficile. Dipende dalle persone che incontri, ci sono quelli che come dici tu, "badano al loro orticello" e non vogliono nessun coinvolgimento, se non per un discorso di fornitura che poi finisce lì. Ma per fortuna, ci sono anche rapporti di partnership non scritte in cui ci si scambia favori, pareri e si lavora insieme sui clienti senza pestarsi i piedi. Io sono più interessato a fare una buona attività e a creare un rapporto di rete che a rubare i clienti per fatturare 1 euro in più. Credo molto nella collaborazione, nel valore che può portare una partnership. Fare rete è sempre la cosa migliore secondo me, ti evita anche di strutturarti e ti permette di offrire tanti servizi diversi. Ad esempio, se un cliente vuole un corso che io non ho, lo indirizzo sui miei partner anche se non ho una marginalità. Ritorna il valore della fiducia: mi fido dei miei clienti, so che non mi abbandonerebbero per così poco e se lo fanno… Allora significa che non erano i clienti giusti per me!
Massimo Botte è un consulente per la sicurezza di esperienza ventennale, ha lavorato sia come libero professionista che come titolare di società, in contesti legati ai settori più variegati, dall’edilizia al commercio, passando per la metalmeccanica, i trasporti e così via. Oggi è titolare di BeSafe Group e si occupa di sicurezza sul lavoro e consulenza alle imprese per lo sviluppo del business.
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