Affrontare le sfide imprenditoriali e socioeconomiche ai tempi di una pandemia

Affrontare le sfide imprenditoriali e socioeconomiche ai tempi di una pandemia

Chat&Chips con Monica Cosseta, direttore CDO Piemonte

Che cosa significa essere imprenditore ai tempi di una pandemia? Imparare ad affrontare cadute, risalite e continuare a lavorare nonostante la paura e le difficoltà. Il 2020 ha messo a dura prova le imprese e alcuni settori sono stati colpiti più di altri. Ma per tutti vale una regola fondamentale: mai abbandonarsi all'inazione! Anche se gli investimenti, inevitabilmente, stanno diminuendo, è importante continuare ad agire e a cercare il confronto, per adattarsi al meglio ai cambiamenti.

Oggi abbiamo incontrato in video call Monica Cosseta, direttore della Compagnia delle Opere (CDO) del Piemonte. La CDO è un'associazione imprenditoriale di rilevanza nazionale e non lucrativa che intende promuovere lo spirito di mutua collaborazione e assistenza tra i soci, per una migliore valorizzazione delle risorse umane ed economiche, nell'ambito di ogni impresa, sia profit sia non profit. È presente sul territorio nazionale con diciotto sedi locali e associa oltre 20.000 imprese, la maggioranza delle quali sono piccole e medie aziende, e professionisti. Insieme a Monica, abbiamo esaminato gli strumenti che gli imprenditori hanno a disposizione per riuscire a superare questo difficile momento storico.

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Luca (co-founder Limo Comunicazione): Alla luce di un anno devastante, qual è il feedback che ricevi dagli imprenditori? Come stanno? Com'è il morale?

Monica: Purtroppo siamo ancora nel pieno dell’anno devastante… e il morale ne risente molto, soprattutto perché non si vede un miglioramento nel breve periodo, anzi! La situazione è difficile per tutti, anche se i feedback dipendono molto dai settori e dai mercati in cui le imprese operano. Come tutti sappiamo, alcuni stanno lavorando anche di più, come il medicale e affini, con i servizi alla persona, l’agroalimentare e l’ICT e qualche spiraglio si intravede per l’energia, l’edilizia e l’impiantistica, ma per questo occorre organizzarsi affinché gli incentivi non diventino dominio solo delle grandi aziende. Altri settori, come quello delle lavorazioni meccaniche, hanno sofferto di stop & go e altri purtroppo sono in profonda crisi come il turismo, la ristorazione e l’accoglienza, la cultura e l’editoria, lo sport e il benessere, il commercio.
Per tutti le prove sono tante perché si lavora con paura, su tutti i fronti, anche per i contagi. Ormai sono tanti i casi positivi anche tra imprenditori e collaboratori, che spesso oltre a lutti e malattia, costringono a misure impegnative e anche fermi di produzione importanti. Inoltre, i costi per la prevenzione e le regole imposte dalla pandemia sono impegnativi e così anche i costi indiretti.
Se è vero che i nostri imprenditori piemontesi sono persone che difficilmente si arrendono, sono molto combattivi e tenaci, tutto questo li sta mettendo a dura prova e non si sentono compresi né aiutati dalle istituzioni, ma ignorati e a volte quasi osteggiati. Sono realmente preoccupati per i limiti, la confusione e la scarsa attenzione al bene comune da parte di chi conduce il nostro Paese ai vari livelli. C'è una forte incertezza: Si ha paura di investire in persone e innovazione, non si riescono a fare programmi e anche le previsioni sono disattese, perché non si può sapere come si evolverà la situazione.

Luca: Bisogna abituarsi a delle azioni a fisarmonica, apertura-chiusura, perché in questo periodo programmare da qui a qualche mese è sempre più difficile e viene visto molto di più il rischio che il ritorno.

Monica: Sì, soprattutto in un'epoca in cui eravamo partiti con grandi investimenti, ora le aziende si trovano a dover rispettare gli impegni presi e non riescono a fare investimenti nuovi, neanche sul personale: molti ricorrono alla cassa integrazione per i dipendenti e si fa fatica a impegnarsi in contratti a tempo indeterminato.

Luca: Mi viene da fare una domanda un po' brutale: chi rimarrà in piedi?

Come abbiamo detto prima, alcuni settori stanno anche crescendo… più in generale, purtroppo la selezione è molto dura e sta facendo fuori chi era un po' in difficoltà su temi che noi stavamo affrontando come la trasformazione digitale o l'aspetto organizzativo. Questa crisi la si percepisce anche da tutte le attività in vendita ed è una gran perdita per il nostro territorio, tutto il tessuto ne sta risentendo. Rimarrà in piedi chi riesce a cambiare e innovare continuamente e soprattutto chi non è da solo. Questo è lo scopo della nostra Associazione. Sostenere gli imprenditori di fronte alle sfide della realtà e favorire una compagnia tra loro.

Luca: Alla luce dei grandi cambiamenti di quest'anno, come un'associazione d'imprese come la CDO si è mossa e ha dovuto cambiare strategie?

Monica: CDO Piemonte, come tutte le sue imprese, sin dal primo giorno di lock down si è immediatamente rimboccata le maniche e si è messa al servizio dei suoi associati, cercando di rispondere ai bisogni più immediati che emergevano. Dal ricercare mascherine e DPI per chi poteva lavorare, a individuare gli strumenti per chi si avviava allo smart working, a favorire l’accesso a bandi e contributi, a proporre formazione a distanza per imprenditori e collaboratori, cercando sempre di sostenere e offrire una compagnia ai propri associati.
Il fatto che la CDO avesse avviato da qualche anno ormai con il suo Digital Innovation Hub - un’attività di accompagnamento alle imprese nella trasformazione digitale - e si fosse messa lei stessa su questa strada, è certamente stato un vantaggio in questa circostanza perché si è trovata più preparata ad affrontare questo cambiamento e ha potuto più rapidamente convertire i suoi servizi e il suo modo di essere a fianco degli imprenditori.

Luca: Abbiamo assistito quest'anno ad una pioggia di contributi una tantum a volte dati senza troppo criterio. Quali potrebbero essere, invece, degli aiuti utili, sia economici che non?

Monica: Sì purtroppo questa pandemia a mio parere ha fatto anche perdere un po’ di vista le priorità e ci ha fatto fare un passo indietro nelle politiche dei finanziamenti, tornando ai contributi a pioggia. Ma distribuire briciole a tanti non aiuta a costruire e sviluppare economia per un bene più duraturo.
Credo che servano aiuti e incentivi agli investimenti, all’innovazione, al fare rete e alla formazione sia degli imprenditori sia dei collaboratori per poter stare al passo con la velocità del cambiamento che ci viene richiesto dalla realtà. Non meno importante è anche una riflessione sul metodo di accesso ai finanziamenti, perché anche in questo caso non condivido e non trovo adeguato che la velocità di un click possa essere l’unico o il criterio privilegiato a scapito del merito. Last but not least il tema della responsabilità dell’imprenditore per i contagi dei collaboratori: in realtà appare molto difficile dare una responsabilità, i dipendenti possono essersi contagiati fuori dall'orario di lavoro, insomma non si può estendere a tutti quello che è sorto da problematiche specifiche.
Se consideriamo, come noi siamo certi, che il fare impresa sia un bene per tutti e che il lavoro sia il modo in cui ciascuno di noi contribuisce al bene comune, il nostro compito come associazioni e il compito delle istituzioni è poter favorire questo. La domanda che bisogna porsi è come ciascuno di noi può aiutare e mettersi al servizio di questo obiettivo. Non per nulla i nostri due pay off, in questi oltre 30 anni, sono stati: “criterio ideale, amicizia operativa” e poi “perché tutto possa esistere”.

Luca: Il CDO promuove relazioni e incontri tra imprenditori. L'importanza di fare rete e del tessuto imprenditoriale. Ci sono diversi modi di fare rete (business network, associazioni categorie, etc.), qual è la modalità di CDO?

Monica: La modalità della Compagnia delle Opere è sempre stata quella di favorire le relazioni tra gli imprenditori nella certezza che la qualità delle decisioni dipenda dalla qualità delle relazioni che l’imprenditore ha. Per questo ha sempre favorito il confronto, la conoscenza tra imprenditori, professionisti e anche responsabili di imprese sociali e utilizzato l’esperienza di alcuni, attraverso testimonianze e condivisioni, per aiutare altri, a fare un passo, a non ripetere un errore, a innovare, a decidere, a crescere.
L’altro punto è quello di sostenere l’imprenditore nella sua responsabilità del fare impresa. È importante valorizzare il bene che lui e la sua impresa sono per chi ci lavora e per tutto il territorio e provocare le sue riflessioni e innovazioni ponendo le giuste domande.
E allora per noi ogni occasione è buona: che sia una colazione, un pranzo o un aperitivo, l’esigenza di formazione, una difficoltà o una opportunità tutto è spunto per un incontro con uno o più soggetti e spesso nascono piccoli o grandi gruppi di lavoro su temi, settori, territori.

Luca: Ma in tempo di COVID vale ancora la pena far parte di un’Associazione di Imprenditori? vale ancora la pena iscriversi a CDO?

Monica: Questa è una domanda che ogni giorno viene fuori con i nostri associati. La risposta è sì, perché in un periodo simile si è resa ancora più evidente l'importanza di un luogo dove poter chiedere qualsiasi cosa e dove le relazioni sono importanti. Un altro aspetto che è venuto fuori durante l'emergenza e che forse prima era meno visibile è il fatto che la CDO è una: noi siamo presenti in tutta Italia e qualunque associato può beneficiare di iniziative offerte da qualsiasi sede e confrontarsi con imprenditori da tutto il paese. E la CDO – come tanti ci hanno detto – è un luogo in cui puoi sentirti libero di chiedere qualsiasi aiuto, certo che qualcuno ti ascolta. Dove puoi trovare un altro imprenditore disponibile a cui chiedere.
Ovviamente le nostre relazioni risentono del non potersi vedere e condividere un buon bicchiere di vino, ma sapere che puoi alzare il telefono e chiedere aiuto a qualcuno un suggerimento o a volte anche solo partecipare a un corso di formazione sulla leadership o sulla gestione del tempo con altri imprenditori è una crescita e una opportunità a cui difficilmente rinunci, dopo che l'hai provata.

Luca: Noi ci siamo conosciuti attraverso la Camera di Commercio e l'Assesment digitale Zoom 4.0. Hai collaborato anche tu al progetto e hai avuto modo di conoscere molte realtà imprenditoriali. Come è andata questa esperienza? Che riscontri hai avuto in merito alla digitalizzazione delle aziende?

Monica: È stata una bellissima esperienza perché ci ha permesso di conoscere tante realtà interessanti anche al di fuori dei nostri associati e tante eccellenze, come la vostra azienda Limo, con cui poi è stato bello approfondire il rapporto e ora siamo in attesa di poterlo raccontare e far conoscere ad altri.
Perché il nostro compito è anche questo: quando incontriamo qualcosa di interessante, vogliamo farlo vedere, indicarlo, farlo conoscere ad altri, stimolare curiosità e provocare domande.
Certo il gap è ancora molto forte tra le tante eccellenze del nostro territorio – spesso poco conosciute – e le tante micro e piccole imprese organizzate ancora come una volta, che questa pandemia ha messo ancor di più a dura prova. Il digitale fa i conti anche con il passaggio generazionale e questo è evidente in tante imprese familiari dove si fa fatica anche a delegare. Un altro problema lo riscontro nei criteri con cui si scelgono ancora ancora alcuni fornitori e partner tecnologici da cui farsi aiutare per questi processi perché tante volte prevale l’aspetto fiduciario alla competenza.

Luca: A volte non si percepisce il valore di un cambio di gestione…

Monica: Sì! Ed è ancora più difficile delegare quando un tema non lo si conosce, perché ci deve essere la fiducia più totale verso la persona a cui ci si affida. In questo contesto è importante che siano altri imprenditori a portare la loro esperienza, a far notare aspetti che chi è coinvolto in prima persona fa fatica a riconoscere. L'obiettivo è continuare a farsi domande e lasciarsi contagiare positivamente: la formazione in questo è molto utile, perché offre stimoli e si beneficia dell'intelligenza collettiva della classe.

Luca: Formare non è insegnare ma far tirare fuori le domande giuste per trovare le risposte corrette… Questo riassume un po' le tue parole!

Monica: Esatto. La formazione che rivolgiamo agli imprenditori è creata proprio per aiutarli a mettersi in discussione continuamente. Noi in questi mesi abbiamo colto spunti anche trasversali e abbiamo proposto percorsi sulla leadership e sulla gestione nel tempo nell'era del digitale: ciò che conta è confrontarsi con gli altri partendo da un tema, da una provocazione. Una delle tematiche che ci sembra importante affrontare ora è la riqualificazione del personale: in questo momento, dove i collaboratori spesso sono in cassa integrazione, si può approfittare per portare nuove competenze ed esperienze nell'azienda. Noi abbiamo il privilegio di proporre una formazione non obbligatoria ma che può portare un valore aggiunto. Spesso gli imprenditori non sono coscienti di dover fare formazione, ma se sentono altri imprenditori che sono stati aiutati da certi percorsi, allora l'interesse nasce.

Luca: Continuando a parlare di formazione… Cultura digitale e cultura imprenditoriale sono strettamente connesse: secondo la tua esperienza, in quali ambiti gli imprenditori potrebbero migliorare la propria cultura d'impresa?

Credo che la cultura di impresa si possa migliorare soprattutto nell’ambito della comunicazione e del marketing e della organizzazione aziendale. Tante volte vedo imprese che hanno i sistemi di produzione più evoluti, lavorazioni integrate, macchinari interconnessi... tutta la produzione è passata ai sistemi industry 4.0 ma poi non decollano per difficoltà di comunicazione interna ed esterna, o non riescono a far emergere il proprio valore e certe attività magari sono in capo a chi ha meno “strumenti” e risorse. Per questo riteniamo che sia prezioso quando possiamo andare in azienda a fare un assessment e porre domande: da fuori noti e puoi far scorgere aspetti che chi è dentro fa più fatica a vedere.

Monica Cosseta è digital transition manager, mentor digitale, esperta di progettazione, organizzazione di eventi e pubbliche relazioni. Laurea in Scienze politiche ad indirizzo internazionale, si specializza nel commercio e nelle carriere internazionali, matura esperienze prima all’estero, e poi in Italia in grandi aziende e consorzi di imprese. Dopo il Master in europrogettazione conduce per 15 anni un consorzio nazionale di imprese nel settore cultura e turismo, favorendo l’avvio e lo sviluppo di tante imprese, fino a quando nel 2013 viene chiamata alla direzione di Cdo Piemonte dove dal 2017 si occupa anche di trasformazione digitale.

 

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